Blue Oyster Cult – Tyranny And Mutation

Immediatamente dopo i Black Sabbath, sono stati i newyorchesi Blue Oyster Cult i più grandi artefici nell’edificazione del suono e dell’immaginario del metal contemporaneo. Nonostante premesse dissimili, con gli inglesi fieramente ‘proletari’ e gli statunitensi portavoce di alcuni fermenti intellettuali (in “Tyranny And Mutation” appare anche un pezzo scritto da Patti Smith, “Baby Ice Dog”), le due band sono state le più inquietanti della scena hard nella prima metà degli anni Settanta. Anche qui con alcuni distinguo: più terreni e viscerali i quattro di Birmingham, più astratti, alieni e torvamente metafisici i cinque della Grande Mela. In questo secondo disco, il loro hard boogie supersonico mischiato al primo rock & roll inizia a far sanguinare le orecchie (teniamo presente l’anno di pubblicazione) e mettere a disagio la ragione. La chitarra di Donald “Buck Dharma” Roeser saetta precisa e violentissima, in particolare nella coda strumentale di “The Red & The Black” e, soprattutto, nell’attacco di “Hot Rails To Hell“, uno dei tre – quattro riff più importanti nella definizione dell’heavy metal. Ma tutta la “black side” di “Tyranny And Mutation”, minaccioso sin dall’immagine della piramide in copertina, è di una pesantezza estrema per i tempi. Nella “red side” la veemenza sonica cala d’intensità, non quella dei testi, che nelle immagini esoterico – mortuarie di “Mistress Of The Salmon Salt (Quicklime Girl)” toccano il vertice dell’alterità più disturbante. Prima di tramutarsi in un grande gruppo di arena rock, i Blue Oyster Cult avranno ancora il tempo di scrivere un capolavoro assoluto.

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