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Art Of Dying – Vices And Virtues

Arrivare troppo tardi a volte è una colpa. O magari è solo questione di soldi, opportunità e coincidenze. I canadesi Art Of Dying nel 2011 hanno buttato fuori un lavoro che se fosse uscito quei 6/7 anni prima li avrebbe proiettati in cima alle classifiche rock di ogni tipo. “Vices And Virtues” arriva dopo anni di vera gavetta, successivo a un album semisconosciuto (omonimo, del 2006) certamente acerbo ma che aveva già in sé molte canzoni interessanti (oltre a splendidi deliri come “Dog Is My Copilot”) che saranno rifinite molto meglio per l’uscita in questione.

Gli Art Of Dying finalmente escono con una produzione spaziale, su etichetta Intoxication Records (fondata dai Disturbed, ovvero David Draiman e Dan Donegan), con il featuring ideale per la scena in cui i Nostri si muovevano di Adam Gontier dei 3 Days Grace -altra band di cui parleremo su queste pagine- su “Raining” (Adam ovvero il cugino di Cale, bassista degli AOD), e una serie di brani praticamente perfetti per il mercato delle radio rock americane.

C’è il post-grunge, ci sono il modern, l’alternative e l’hard rock, ci sono la presenza scenica e l’impatto frontale, i ritmi che variano, le ballatone e tutto il resto. E’ difficile annoiarsi e non godersi un lavoro diretto, semplice ma clamorosamente orecchiabile e che ha in “Die Trying” (che opener ragazzi!), “Get Thru This”, “You Don’t Know Me” e nelle cadenzate e irresistibili “Completely” e “Raining” i brani da ascoltare obbligatoriamente.

L’onda sarà lunga e la band per almeno cinque anni se la viaggerà bene: release costanti, un nuovo contratto con Eleven Seven Music e una marea di concerti. Ma non riuscirà mai a uscire dal circuito americano, dove il rock perderà inesorabilmente quota, smarrendo la voglia e la capacità di colpire nel segno con soluzioni certamente abusate ma ritornelli quasi sempre azzeccati e la giusta dose di distorsione.

Qui trovate tutti gli articoli che negli anni abbiamo dedicato agli Art Of Dying.