Type O Negative – Bloody Kisses

Capitanati dal controverso e gigantesco Peter Steele, già leader nel corso degli anni Ottanta della grottesca thrash band dei Carnivore, con il terzo album i newyorkesi Type O Negative trovano la formula vincente per sfondare, anche commercialmente, all’interno del mondo metal. “Bloody Kisses” smussa le asperità dei due precedenti dischi e si pone come ideale crocevia fra lente ritmiche doom, hard rock roboante e polverosi cascami gotici. La scelta azzeccata è il contesto nel quale immergere queste componenti: un sound che procede implacabile e quasi monocromatico, ma che non lesina nulla in quanto a spettacolarità e trovate ad effetto (le tastiere che simulano ora l’organo Hammond ora il clavicembalo), e soprattutto un’ambiguità mistico/sessuale che informa i testi di canzoni quali “Christian Woman” e “Black No. 1”, non a caso scelte anche come singoli e rappresentate per mezzo di fortunatissimi video, ai tempi in heavy rotation su MTV. Rifuggendo le soluzioni gothic/doom estreme ed asfissianti delle coeve band britanniche, e preferendo orientarsi verso uno stile sì potente e distorto, ma mai dimentico dei ganci melodici, con “Bloody Kisses” il quartetto entra per la prima volta in classifica e a poco a poco il cd guadagnerà anche il disco di platino (tutt’ora si tratta dell’articolo più di successo dei Type O Negative). Molto azzeccata anche la descrizione che Steele diede della musica del suo gruppo: “L’incontro tra i Beatles e Black Sabbath che suonano insieme in una vecchia fabbrica abbandonata“.

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