Royal Trux – Twin Infinitives

Nel corso della loro nutrita discografia, i Royal Trux di Neil Hagerty (ex Pussy Galore) e Jennifer Herrema si proporranno quale versione punk e ancor più tossica dei Rolling Stones, sfornando a volte dei quasi capolavori (“Veterans Of Disorder” del 1999, ad esempio). Non qui, però. Non nel doppio vinile “Twin Infinitives” (verrà poi ristampato in cd e cassetta nel 1994). In queste quattro ‘suite’ non c’è nulla che possa esser ricondotto a un filo logico o alla forma canzone. Non c’è neppure una forma. Sono 68 minuti di puro delirio, e non si tratta di un termine scelto a caso. Un’opera del genere potrebbe venir paragonata a un’enorme discarica sonora in cui vengono ammonticchiati tutti gli scarti della civiltà occidentale (perché solo occidentale? delle civiltà di tutto il mondo) del Novecento, le aberrazioni e le difformità, musicali e non, relegate a margine dal comune buon gusto. C’è il blues che si accartoccia negli interstizi di suoni elettronici da videogame, il noise rock ridotto a poltiglia indistinguibile, percussioni dance/funk inghiottite da rumori industriali, un pianoforte honky tonk sbilenco, le urla della Herrema che navigano nella spazzatura, hard rock derelitto e psichedelia andata a male. Nella seconda suite, per un attimo sembra di avvertire il battito di “Rocket USA” dei Suicide, mentre nella quarta qualche indizio conduce agli Stooges, ma chissà quante altre frattaglie irriconoscibili i due si son divertiti a pigiare dentro. C’è, di certo, lo spirito di Captain Beefheart, ma neppure lui sembra molto a suo agio in quest’accozzaglia di note smarrite in qualche derelitta periferia d’America. Nella sua totale e consapevole follia, “Twin Infinitives” è il capolavoro dei Royal Trux e uno dei dischi più interessanti degli anni Novanta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *