The Stooges – Raw Power

Il testamento degli Stooges. Non c’è più Dave Alexander, risucchiato dall’alcolismo; il suo posto al basso viene preso da Ron Asheton, che lascia la chitarra al nuovo arrivato James Williamson. “Raw Power” non sarebbe mai stato pubblicato senza l’intervento di David Bowie; il gruppo era davvero allo sbando, con Iggy Pop immerso fino al collo nell’eroina e la frustrazione di aver scritto due album immensi passati quasi inosservati. Lo stesso Iggy ricorderà che proprio Bowie fu uno dei pochissimi lungimiranti a capire sin dall’inizio il valore della band di Detroit. Così “Raw Power” viene registrato a Londra nell’autunno del 1972 per esser pubblicato nel febbraio del 1973. Purtroppo la scelta dei suoni, addomesticati e resi quasi innocui dal mix finale del Duca Bianco, non rende giustizia alla potenza disumana degli otto brani presenti nel long playing. Manca la visionarietà di “Fun House” (1970), in compenso gli Stooges non sono mai stati così fuori controllo: “Search And Destroy” è apocalisse al naplam, detonazione progressiva che riduce in cenere quel che resta dell’uomo nell’inferno del Vietnam; “Your Pretty Face Is Going To Hell” schianta i timpani con una ferocia chitarristica mai osata prima, mentre l’urlo dell’Iguana evoca i demoni dei bassifondi di tutte le metropoli del mondo; “Death Trip” è semplicemente quello che promette il titolo. Non bastassero questi tre pezzi, c’è anche il puro divertimento di “Shake Appeal”, il glam punk viscido della ‘ballad’ “Gimmie Danger” e la potenza naturale della title – track a fare di “Raw Power” il terzo capolavoro consecutivo degli Stooges. Da ascoltare obbligatoriamente nella riedizione del 1997, in cui è stata riportata alla luce la folle violenza del mix originale.

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