Quattro facciate di vinile per salutare la psichedelia e diventare il monolite del progressive per eccellenza. Diviso fra studio e live, il volto migliore di “Ummagumma” è quest’ultimo, in cui è presente la famosa versione di “Careful With That Axe, Eugene” detonata da un urlo vocale/strumentale, immortalato poi dalla scena finale di “Zabriskie Point” di Antonioni. Le registrazioni da studio, al contrario, sono troppo dispersive e cervelloticamente indisponenti, benché gli spunti d’interesse ci siano e, soprattutto, rappresentino gli ultimi scampoli acidi dei Pink Floyd. Dal 1970 sarà tutta un’altra band.
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