All’epoca qualcuno parlò di “The Black Parade” come del “Nevermind” per tutta la scena “emo” coeva. Sparate a effetto a parte, i My Chemical Romance riuscirono a centrare l’obiettivo, assemblando un coinvolgente concept suonato seguendo i dettami del genere, contaminandoli però con un’intelligenza compositiva da non sottovalutare (vedi l’incredibile featuring di Liza Minelli su “Mama”). L’attenzione mediatica che circondò questo platter ai tempi era esagerata, al punto che Gerard Way e soci ottennero sì la popolarità assoluta, ma risentirono clamorosamente della pressione continua che li opprimeva sin dai tempi della realase del cd, passando per la promozione dello stesso e il lunghissimo tour di supporto, arrivando a sciogliersi dopo una sola release ulteriore. Detto ciò, il disco è da ascoltare e ben rappresenta un filone musicale che andava di bestia nella seconda metà degli anni Zero, rinvigorito dai matrimoni occasionali col pop-punk e col post-hardcore, che permisero ai MCR di portarlo in cima alle classifiche anche di USA e UK.
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