Sottovalutato, questo disco di Miles Davis non è un capolavoro alla stregua di “Kind Of Blue” di sei anni prima, ma è comunque importantissimo perché si tratta del primo LP realizzato dal secondo grande quintetto del trombettista americano. Da allora, per i successivi tre anni, Davis e compagni (Wayne Shorter, Herbie Hancock, Tony Williams e Ron Carter) sforneranno una dietro l’altra opere fenomenali, fino a quando Miles giungerà ad una delle sue numerose svolte epocali, quella dell’elettrico e della fusion. E il jazz non sarà mai più lo stesso.
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