Dopo tre album ideati in collaborazione con il poeta e intellettuale bolognese Roberto Roversi, autore di tutti i testi di “Il giorno aveva cinque teste” (1973), “Anidride Solforosa” (1975) e “Automobili” (1976), Lucio Dalla decide, per la prima volta nella sua carriera, di far tutto da solo, aggiungendo alle sue musiche anche le parole. Il lavoro svolto insieme a Roversi si rivela qui in tutta la sua importanza: Lucio è maturato non solo come musicista ma soprattutto come cantautore, tanto che “Come è profondo il mare” si può tranquillamente considerare il suo primo capolavoro, nonché uno dei migliori esempi di compenetrazione fra poesia visionaria e musica pop(olare). Gli arrangiamenti hanno un taglio moderno, guizzante, basati sulla mobilità della sezione ritmica, sugli interventi ficcanti di chitarre e tastiere e sulle punteggiature dei fiati: non si era mai realizzata, prima d’allora, una fusione così felice fra sensibilità melodica italiana e stilemi derivati dal sound d’oltreoceano (rock, soul, blues, funk). La title – track, forse il pezzo più bello ed evocativo scritto da Dalla nella sua carriera, è una perfetta testimonianza di questo matrimonio sonoro: la ritmica alla Neil Young (cfr. la “Out On The Weekend” di quest’ultimo) sostiene una vibrante narrazione che s’innalza nel mezzo di tastiere liquide, chitarre caracollanti e lontani echi di un coro femminile. Ma nell’album sono presenti anche le malinconie di “Quale allegria” e “Barcarola” (gli unici brani in cui è presente l’orchestra d’archi), gli squarci agrodolci della surreale “Treno a vela”, l’abbandono lirico di “Il cucciolo Alfredo”, la furiosa odissea metropolitana di “Corso Buenos Aires” e l’ardito gioco sessuale della notissima “Disperato erotico stomp”, che procurò al musicista emiliano il suo primo successo di ‘scandalo’. In “Come è profondo il mare” emerge per la prima volta la grandezza di un artista completo, che negli anni immediatamente successivi s’imporrà come uno dei pochi cantanti di musica leggera in grado di segnalarsi anche per la profondità delle sue canzoni, e non solo per la sua smisurata fama.
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