Dopo la rovina degli Stooges e un periodo di autodistruzione quasi totale (entrambe le circostanze sono testimoniate nell’agghiacciante live album “Metallic K.O.”, uscito nel 1976), Iggy Pop risorge al rango di rockstar grazie all’intervento di David Bowie, che produce sia “The Idiot” sia “Lust For Life“, e dei quali è anche coautore per la maggior parte delle canzoni. Sono due dischi opposti ma complementari, in grado di mostrare almeno due volti dell’Iguana. “The Idiot” è post – punk ante litteram; un suono cupo e martoriato da elettronica plumbea che si dipana in brani gonfi di decadentismo industriale quali “Nightclubbing”, “Dum Dum Boys”, “China Girl” e “Sister Midnight”, sublimandosi infine nelle scansioni da catena di montaggio di “Mass Production”. “Lust For Life”, al contrario, recupera la vena selvaggia del garage punk di marca Stooges; nonostante la patina pop stesa da Bowie, il ritmo vertiginoso della title – track e l’inno vitalista di “The Passenger” catturano immediatamente, e serviranno da trampolino di lancio per l’incredibile carriera solista di Iggy.
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