L’ultimo disco da studio dei Death è l’ennesimo capolavoro forgiato dalla mente geniale di Chuck Schuldiner, cantante/chitarrista creativo e innovativo oltre ogni misura nel campo dei suoni estremi. Il death metal ferale e rapidissimo degli esordi è ora un concentrato di progressive, cambi di tempo, partiture intricate e, clamoroso per il genere di cui si parla, dotato di immediatezza e orecchiabilità stratosferiche. Inutile enumerare passaggi e canzoni specifiche, tutta l’opera è dotata di tale profondità, fascino e bellezza da rendere superflua qualsiasi selezione. Svettano su tutte la strumentale “Voice Of The Soul” e la cover dell’inno classic metal “Painkiller” (dei Judas Priest), a dimostrazione di come i Death siano riusciti, nel corso della propria carriera, a creare un genere ed evolvere (evolvendolo) senza snaturare mai il proprio verbo originario. Schuldiner scomparirà tristemente a soli 34 anni a fine 2001, ma la sua influenza e la sua eredità rimangono ancora oggi tra le più importanti in assoluto nel mondo della musica.
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