Il primo mostro sonoro generato dalla controcultura hippie. Il power – trio dei Blue Cheer (Dickie Peterson basso e voce, Leigh Stephens chitarra e Paul Whaley batteria) sacrifica gli ideali di pace e amore sull’altare dell’amplificazione più brutale e dei Marshall in fiamme. La base di partenza è sempre l’acid rock virato blues, ma la potenza di fuoco e le distorsioni utilizzate destano enorme scalpore per la ferocia e l’impatto mai uditi prima. “Vincebus Eruptum“, esordio della band di San Francisco, può contare sulla versione stravolta da tonnellate di elettricità di “Summertime Blues” (Eddie Cochran l’autore) e sull’inno “Out Of Focus”; ma sono i due moloch “Second Time Around” (più di 6 minuti) e “Doctor Please” (quasi 9 minuti), entrambi scritti da Peterson, a passare alla storia: baccanali di chitarra tirata allo spasimo da riff abnormi, basso triturante e batteria sciamannata, queste due tracce avrebbero potuto essere jam di rock psichedelico piuttosto ordinarie, se i tre non ci avessero profuso un’energia così debordante e assassina. Siamo già in pieno hard rock. “Outsideinside“, uscito lo stesso anno, non ha la stessa valenza rivoluzionaria, ma la pesantezza del riff di “Feathers From Your Tree” giungerà sino allo stoner rock. Non è corretto affermare che “Vincebus Eruptum” sia stato il primo disco heavy metal della storia. Di sicuro, però, si è trattato del primo mattone sul quale si è iniziato a costruire questo genere musicale.
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