Billy Bragg – Talking With The Taxman About Poetry

Billy Bragg potrebbe esser visto come il corrispettivo inglese del cantautore impegnato italiano degli anni Settanta, fatte ovviamente le debite differenze di cultura, luogo e tempo. Infatti il londinese non ha alle spalle il Sessantotto bensì l’incendio punk del ’77, e le sue invettive socialiste non cadono fra opposti estremismi ma decollano nel Regno Unito, allora guidato con polso d’acciaio dall’iperliberista Margaret Thatcher. Anche le canzoni mantengono i tratti distintivi della protest song anglosassone, scevra da tentativi aristocratici, più secca e tagliente. Caratteristiche che si ritrovano tutte in “Talking With The Taxman About Poetry“, miglior disco di Bragg anche per la bravura dell’autore nel riuscire a conciliare pubblico e privato, e che oltre a questo è pure in grado di metter tra parentesi il proprio, istintivo minimalismo folk – punk per permettere alla musica di prendere il largo ed elevarsi grazie a pregevolissimi arrangiamenti in cui compaiono piano, organo, violini, trombe e percussioni dall’indiscutibile efficacia. C’è anche la chitarra di Johnny Marr (The Smiths) ad aggiungere valore a un album già di per sé epocale.

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