The Beatles – Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band

Considerato dalla quasi totalità della critica (e dei fan) il capolavoro assoluto dei Beatles, “Sgt Pepper’s…” rappresenta una delle chiavi di volta nella musica del Novecento. Si è spesso detto che abbia anticipato quel che sarebbe accaduto negli anni a venire; non è del tutto vero. Piuttosto è stata l’opera in grado di segnare, come nessun’altra, la più netta cesura avvenuta nella storia del pop/rock. Nei tredici, immortali brani che lo compongono, il quartetto inglese (con il fondamentale aiuto di George Martin, ben più di un semplice produttore) dipinge un perfetto ritratto dell’epoca, in cui convergono psichedelia, raga rock, rock’n’roll, vecchio beat alterato da prepotenti spinte lisergiche, music hall, vaudeville e mille altri frammenti di musiche del Ventesimo Secolo in un ‘unicum’ che, miracolosamente, mantiene ben saldo il principio del formato – canzone. Porta a vera e propria forma d’arte il pop psichedelico e prelude al successivo progressive, grazie a sontuosi arrangiamenti sinfonici (viene usata un’orchestra di quaranta elementi). Ma, a grattar via la patina di concept – album divertente e spensierato, quel che rimane è una satira mortifera della società borghese, che in “Good Morning Good Morning” e nella conclusiva “A Day In The Life”, il capolavoro nel capolavoro, tocca vertici di autentico ‘spleen’. Non molto diverso da quello che plasmerà “The Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd. “Sgt. Pepper’s…” segna la definitiva perdita dell’innocenza da parte della ‘musica giovane’, ma nel 1967 nessuno se ne accorge.

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