C’era una volta il Nu Metal e decine e decine di gruppi, al giorno d’oggi per lo più scomparsi, si avvicendavano sugli scaffali di quel artefatto di civiltà perduta chiamato negozio di dischi e nelle classifiche di vendita. Quei pastoni di stili diversi piacevano alla massa, facendo storcere il naso ai cultori del metal più classico. I musicisti di questi gruppi adoravano spesso non limitarsi a offendere solo il bacino di ascoltatori dei generi metal più canonici, ma persino estendersi all’offesa diretta di ben più rinomati idoli musicali, dei veri e propri miti sfregiati sotto forma di citazione. Di certo per apprezzare questi gruppi, spesso grotteschi nello stile musicale quanto in quello estetico, era necessario un certo grado di leggerezza critica. Un non prendersi sul serio all’insegna del divertimento soprattutto nel sottogenere che ora andremo a riscoprire, quello delle cover Nu Metal.
Spineshank, While My Guitar Gently Sleep, 1998
Gruppo di Los Angeles di cui si attesta un buon album (“The Height Of Callousness”) e tanti episodi trascurabili. Loro si approcciano alle liriche di George Harrison per quella che è il mio pezzo preferito dei Beatles, cosa che non mi ha per niente offeso, anzi. Il loro metal sporco e contaminato di elettronica ha dato una sofferenza melodrammatica al pezzo rendendolo in qualche modo epico e crepuscolare.
Machine Head, Message In a Bottle, 1999
Rob Flynn e i suoi Machine Head fiutano la direzione che ha preso l’aria e fanno una pausa di qualità dal loro thrash metal abbracciando in occasione dell’album “The Burning Red” il Nu Metal, con tanto di ballata (“The Burning Red”), singolone da classifica (“From THis Day”) e cover dei The Police.
Orgy, Blue Monday, 1998
Partendo da una base già di per se industrial e synth pop gli Orgy dopano il tutto con suoni più heavy, ai tempi della mia adolescenza ignoravo l’esistenza dell’originale dei New Order e la mia cultura anni ’80 vissuta in età troppo tenera è maturata retroattivamente anche passando dall’alternative metal e sì, perrchè no, anche dalla dance degli anni ’90.
Disturbed, Shout, 2000
I Disturbed sono dei fautori della teoria secondo la quale la statura di un gruppo si misura anche nella sua capacità di approcciarsi ad altri gruppi faro della cultura musicale. A ogni loro album puoi trovare una cover e prima della fine di questa rassegna li ritroveremo perché è grazie a loro che le cover Nu Metal sono rinate in pienissimasalute, ma ci arriveremo a tempo debito. Per adesso siamo ancora negli anni ’80, che così tanto hanno nutrito ogni tipo di cultura venuta dopo, e in particolare con i Tears For Fears. Ancora attivi e presto in concerto in italia.
Faith No More, War Pigs, 1989
Non possono non venire citati i padri del Crossover che omaggiano i padri del metal tutto, i Black Sabbath. Per l’occasione Mike Patton fa sapere al mondo di essere un fenomeno.
Rammstein, Stripped, 1998
Il gruppo tedesco più esplosivo in assoluto (mi riferisco dal punto di vista letterale, se siete stati a un loro concerto sapete a cosa mi riferisco, essendo usciti dal concerto come me con le sopracciglia bruciacchiate) omaggiano con una poderosa ballata metal i Depeche Mode e uno dei loro primi successi, “Stripped”.
Korn, Another Brick In The Wall, 2004
Qui chiedo cortesemente a tutti I puristi della musica di sedersi e prenderla parecchio alla leggera. La cover dei Pink Floyd, soprattutto nella seconda parte, è parecchio divertente.
Godsmack, Good Times Bad Times, 2007
Prendono il nome da un pezzo degli Alice In Chains e in America sono un gruppo gigantesco e a un certo punto decidono di omaggiare niente meno che il Martello degli Dei, i Led Zeppelin.
Limp Bizkit, Faith, 1998
Agli inizi della parabola dei Limp Bizkit esplodono con una cover del compianto George Michael, arricchendola di ritmo e divertimento. Ancora oggi nei loro stanchi live nostalgici è un lume di risveglio, se pur breve.
Disturbed, The Sound Of Silence, 2015
Originalmente di Simon & Gurfunkel, questo meraviglioso pezzo già incastonato nell’altare del mito della musica dona una luce ultraterrena alla performance dei Disturbed che ritroviamo proprio perché il sotto genere delle cover metal con questa canzone rinasce con numeri e fasti mai visti prima. La canzone ha un successo planetario incredibile, grazie anche alla performance vocale di David Draiman che lascia a bocca aperta.
Daniele Corradi